I had a few exchanges with Chuck about De Rosa and the history of Ugo De Rosa and his start in the pro peloton. The below is interesting to me as it reviews a meeting between Merckx and De Rosa at the 6 Day Races in Milan. How Merckx tested various styles of fork's prior to the 75 Milan San Remo (beating Moser on the Poggio), and how Ugo started in the pro-peloton as a mechanic for Gemignani. Gemignani found the young De Rosa when he arrived at the Vigorelli without a bicycle, arriving at Ugo's store by chance after trying other frame builders. DeRosa had been building frames for the local amateur racers in the area. Brian Van BaushAnacortes, WA USA LA FORMAZIONE "Ma all'inizio il nostro incontro fu più uno scontro. Eddy era impegnato alla Sei Giorni di Milano, una sera vado a vederla, scendo in pista e lui mi aggredisce: "perché non mi vuoi fare la bici? In vita mia non ho mai incontrato un costruttore così presuntuoso".
Io cado dalle nuvole, divento tutto rosso e chiedo: "ma quale bici?".
Eddy mi spiega allora che ne aveva parlato per mesi con Motta, ma Gianni si era ben guardato dal parlarmene. Chiarito l'equivoco, iniziò la nostra intensa collaborazione".
"Era scrupoloso Eddy - ricorda -. Un vero perfezionista. Non scorderò mai un episodio: in vista della Sanremo del '75 provammo una serie di forcelle testandole lungo la discesa del Poggio. Quattro, cinque, sei discese con altrettante forcelle e inclinazioni diverse.
Andò bene, Eddy vinse la sesta Sanremo battendo il giovane Francesco Moser". Merckx smette di correre in bicicletta nel '78, ma per Ugo De Rosa gli impegni si moltiplicano, la sua fama, la sua credibilità e il proprio marchio sono ormai sinonimo di qualità assoluta. Sono moltissimi i corridori professionisti e le squadre che si presentano da lui per avere un telaio "fatto come Dio comanda". E' del 1973 la prima bicicletta "griffata" con il cuore De Rosa.
Tocca alla GBC di Dino Zandegù, con i vari Panizza e Francioni, portare in giro quella bicicletta verde fatta con il cuore, un "logo" che diventerà un marchio di garanzia di qualità nel settore delle due ruote. Il piccolo Ugo frequenta le scuole elementari, le medie inferiori e l'istituto d'avviamento al lavoro, dove acquisisce le prime nozioni tecniche. Ma la passione per la bicicletta sboccia ben presto. Una passione che lo porta prima a intraprendere la carriera agonistica, come corridore nelle categorie "giovanissimi", "allievi" e "dilettanti", poi a cimentarsi come provetto meccanico. Ed è in questi anni, a soli 13 anni, che Ugo De Rosa comincia a sbizzarrirsi con le biciclette. Correva e nei ritagli di tempo lavorava in bottega da Filippo Fascì, un suo parente, che aveva un'officina di riparazione di biciclette nei pressi di Niguarda, a Milano. Apprende velocemente, il giovane Ugo. Apprende e ben presto si mette in proprio. Ha appena 18 anni quando, con l'aiuto della mamma, e qualche rimbrotto del papà, decide di metter su bottega. E' il '52, e De Rosa apre un negozietto a Milano, in via Lanfranco della Pila, trasformando così in un colpo solo il suo hobby in un mestiere a tempo pieno. Comincia così la carriera di "mastro artigiano" che all'inizio si dedica essenzialmente alla realizzazione e alla progettazione di biciclette per corridori sostanzialmente dilettanti, dove ottiene subito ottimi risultati.
IN PRINCIPIO FU GEMIGNANI "Ho cominciato nel '58 come meccanico della squadra di Gemignani. Era venuto a Milano per una riunione al Vigorelli ed era senza bici. Ne cercava disperatamente una, è arrivato da me: l'ha provata, l'ha trovata bella e mi ha proposto di diventare suo meccanico". Così ricorda Ugo De Rosa il suo ingresso ufficiale nel mondo del ciclismo professionistico. Una scelta che segnerà radicalmente tutta la sua carriera, la sua formazione, incidendo profondamente nella storia e nell'esperienza di quello che diventerà di lì a poco uno dei massimi interpreti degli artigiani (potremmo dire artisti) della bicicletta. Gemignani e il Giro d'Italia del '58 fu il pretesto per un inizio. Poi ha proseguito seguendo la Faema di Rik Van Looy. Chiamato da Gastone Nencini per la Max Mayer, nel '67, alla corte della Sanson, avvenne l'incontro con Gianni Motta, preludio di un incontro fondamentale per la carriera di De Rosa, alla Monteni, con Eddy Merckx, con il quale dà vita ad un sodalizio di reciproca collaborazione che dura tutt'oggi.